Chi non conosce “Arancia meccanica”, cult movie degli anni ’70, opera del regista Stanley Kubrick e tratto dal romanzo di Anthony Burgess?
E’ la storia del giovane colto e dispotico Alex e della sua banda criminale, tre amici teppisti, i Drughi, nella Londra degli anni ‘80. I loro principali interessi sono “lo stupro, l’ultra-violenza e Beethoven”, come recita la frase di lancio del film.
Il bianco è il colore cardine che caratterizza il loro abbigliamento e il ritrovo, Korova Milk Bar, dove trascorrono le serate sorseggiando la bevanda “latte più”, ossia latte rinforzato con droghe eccitanti, per avere la carica per procedere alla loro amata ultraviolenza. Il candore è perciò solo apparente. Dietro a questa facciata si nasconde ogni forma di depravazione e di crudeltà.
Una storia basata su un futuro non ben precisato ma chiaramente definito oggi.
Nella notte di sabato 8 dicembre, in cui tre volontari della Caritas diocesana di Aversa (Caserta) stavano assistendo i senza fissa dimora nella zona della stazione, dieci minorenni italiani li hanno rincorsi, sbeffeggiati, picchiati anche con calci e schiaffi, senza motivo se non quello per l’assistenza che stavano fornendo ai senza tetto .
Fatti di cronaca hanno continuamente come protagonisti piccoli gruppi di ragazzini che picchiano, danno calci e pugni divertendosi e trovando in questa ferocia la forza del branco per sferzare altri attacchi, senza provare il minimo rimorso. Ogni città non è immune da questa escalation di violenza tra giovanissimi, sempre più piccoli, sempre più violenti, solo per puro divertimento.
Una situazione che deve far riflettere.
Che cosa induce questo degrado morale? Basta guardarsi intorno e di risposte ne troviamo quante vogliamo. Sono le soluzioni che mancano.