
Anche quest’anno, come da qualche tempo a questa parte, dodici collaboratori si ritrovano con un padre esorcista per scambiarsi gli auguri natalizi.
Una piccola festa nel locale dove si compiono le preghiere di liberazione e gli eventuali riti esorcistici.
Un tavolo di legno, attorno al quale si ascoltano i bisognosi, si trasforma in altare per celebrare la Messa: un telo di lino bianco come caporale, due candelabri, un calice contenente il vino, la pisside (un piattino) con le particole, un tovagliolo come purificatoio e il Libro liturgico.
A capotavola siede il sacerdote, accompagnato da dodici sedie intorno al tavolo per i collaboratori.
Una Messa composta, semplice, che ha come nucleo centrale l’omelia del padre: un messaggio per il futuro che ci aspetta.
Questa volta ho pensato di renderla pubblica; un pensiero rivolto agli ultimi che non hanno pace, che non hanno chi li ascolta, chi combatte per loro. Per non farli sentire soli in un mondo in cui l’amore sta sempre più scomparendo per lasciare spazio alla rabbia, alla violenza, all’egoismo.
“ Carissimi, penso proprio che quest’incontro sia veramente l’ultimo; con novant’anni non c’è spazio per molte illusioni.
Personalmente sento il bisogno di vivere questo momento con spirito di ringraziamento al Signore.
Considero, infatti, un dono di Dio potermi fare carico dei sofferenti, di coloro, in particolare, che combattono con il dolore, fisico e spirituale, che non ha trovato giovamento con cure mediche o pratiche di medicina alternativa o esoterica.
Spesso sono persone non comprese dal prossimo e per questo abbandonati a se stessi.
Non ho mai sentito il peso della fatica anche se alla mia età continuo questo servizio fino a quando le forze me lo consentono.
Sento il dovere di ringraziare tutti voi per l’assidua e costante collaborazione che non mi ha mai lasciato solo in quest’opera verso il prossimo.
Gesù è venuto su questa Terra per aiutare gli uomini e attraverso noi, con il nostro servizio, continua la sua opera di conforto e di lotta contro il male.”.
A questo punto mi rivolgo a voi: a chi ha un marciapiede come letto, a chi ha perso tutto per una calamità naturale, a chi sta combattendo contro le dipendenze, a chi sta per entrare nel loro mondo per sedare il dolore dell’anima, a chi ha scelto la setta per ricevere un po’ di amore e di conforto, ai giovani che non vedono la luce in questa società e trovano conforto nella rabbia e nella violenza o a chi sceglie l’autolesionismo come soluzione di vita, ai bullizzati, agli emarginati, agli anziani che hanno come unica compagnia un animale. A tutti voi scrivo che in una piccola saletta ci sono dodici persone che pregano per voi, che non vi dimenticano, perché possiate trovare quella serenità, diritto di tutti, fatta di piccole gioie e di calore umano.
Lo so che non cambierà il vostro destino e che per chi non crede è un gesto privo di significato.
E’ un messaggio di amore e di speranza. Ne abbiamo tanto bisogno.
Buon Natale.