
Dolori articolari, contratture al collo e molte persone, anziché affidarsi alle mani esperte di un medico, hanno preferito rivolgersi al guaritore. E’ il caso di Eraclio Vescovo, 67 anni e residente a Istrana in provincia di Treviso; di professione macellaio e specializzato in pranoterapia e ora iscritto nel registro degli indagati per esercizio abusivo della professione sanitaria.
In seguito a un momento di preghiera davanti alla statua della Madonna dell’Annunziata, a Lozzolo, un pranoterapeuta di Romagnolo Sesia afferma di ricevere talvolta locuzioni dalla Vergine; così, da oltre un anno e a cadenza regolare, un gruppo di persone si raduna davanti alla grotta del piccolo santuario per pregare con lui. Secondo alcune testimonianze alcuni avrebbero versato oltre 1300 euro per le sedute di pranoterapia, con il fine di ottenere la guarigione da malanni fisici o psicologici, dietro la presunta promessa di un’intercessione della Madonna e 2000 euro per ottenere dall’uomo i “messaggi degli angeli” che avrebbero dovuto contribuire a curare disturbi intestinali.
La pranoterapia è una disciplina che affascina molte persone perché il guaritore, con le sue doti energetiche, è visto come un intermediario tra uomo e Dio.
Cos’è il prana e chi sono i pranoterapeuti? Il prana è un termine sanscrito, che vuol dire “energia vitale”. Dalle mani del pranoterapeuta si sprigionerebbe un fluido, un soffio spirituale, che trasmesso al paziente risolverebbe i suoi problemi.
La pranoterapia è, infatti, nata come pratica magica per ottenere la guarigione dei malati tramite questa energia vitale che il dio del vento Voyu’, della religione indù, avrebbe donato ai suoi seguaci.
Il prana si troverebbe in tutte le cose animate, donando forza e vitalità, per cui la malattia sarebbe una conseguenza della sua riduzione con perdita dello stato di equilibrio.
Secondo i principi pranoterapeuti, si può trasferire dal corpo dell’operatore al corpo del ricevente.
Come? Imponendo le mani sul corpo del paziente, a una distanza di pochi centimetri, o apponendo le mani sugli organi, sui chakra o seguendo i punti meridiani della Medicina tradizionale Cinese. In questo modo il fluido vitale, proveniente dall’operatore, passa, attraverso le mani, al paziente rivitalizzando l’energia, propria di ogni essere vivente e riportandola in equilibrio.
A differenza del reiki, l’energia non è quindi universale e illimitata.
I principi su cui si fonda la pranoterapia non sono scientificamente provati. Gli studi scientifici, relativi all’efficacia terapeutica, hanno dimostrato un risultato pari al placebo.
La risposta alla terapia è, inoltre, condizionata dall’empatia, dalla soggettività e ciò permette di tutelare l’operatore da eventuali insuccessi.
Nel codice deontologico dei pranoterapeuti, è, infatti, definito nel punto quattro che: ”prima dell’inizio di ogni terapia è opportuno che il malato legga e firmi personalmente (o un parente se il paziente è impossibilitato a farlo o è minorenne) una dichiarazione dalla quale risulti che egli volontariamente si sottopone in piena libertà alla pranoterapia, dal quale non sono promessi né garantiti risultati da parte del pranoterapeuta”.
Sicuramente l’immagine che offre il pranoterapeuta al paziente è ben più affascinante e misteriosa di uno strumento utilizzato nei trattamenti fisioterapici, mirati alla guarigione di patologie comprese nella sfera della pranoterapia, che, però, ha dalla sua il fatto di avere risposte supportate da studi scientifici.
Gli ambienti sono tranquillizzanti: si possono trovare esposte immagini sacre, come quella di Padre Pio o della Madonna o di qualche santone come Sai-baba; frequente è anche la musica, diffusa durante l’attesa o nel corso della terapia, per rilassare il cliente e farlo sentire più a suo agio.
Dopo aver eseguito la seduta, il pranoterapeuta può presentare stanchezza perché sostiene di aver accumulato su di sè la negatività del paziente.
Per chi ritiene di possedere un dono divino, è bene ricordare che la spossatezza non accade mai con l’autentico dono di Dio che al contrario rinforza e rigenera il corpo e lo spirito e mai lo abbatte.
Il codice deontologico definisce il numero e il tempo dell’applicazione:
6) Numero delle applicazioni:
“ Ordinariamente un ciclo terapeutico può andare dalle 10 alle 15 applicazioni fino ad un massimo di 20, perché il paziente al termine del ciclo deve poter constatare la positività stessa delle applicazioni in relazione alla reazione personale. Il paziente può essere invitato a farsi rivedere e fare un nuovo ciclo a breve distanza, anche per poter vedere le modificazioni in prospettiva e per consolidare le stesse al ripetersi dei cicli”.
La durata del trattamento non può escludere la guarigione come evento naturale e non conseguente alle applicazioni.
7) Tempo di applicazione:
“L’esperienza acquisita ci ha portato a considerare come valida una durata di applicazione che va dai 15 ai 20 minuti, lasso di tempo che può prolungarsi a 30 minuti nelle prime applicazioni, quando occorra anche fare la conoscenza, parlare e comprendere i bisogni personali, psicologici ed esistenziali dell’ammalato”.
Il malato si sente ascoltato non solo nelle sue problematiche fisiche ma anche psicologiche e pertanto il rischio di essere oggetto di manipolazione mentale da parte di persone poco oneste è molto alto.
Affrontando il problema dal punto di vista teologico, ho chiesto a diversi sacerdoti qual era la loro posizione.
Le risposte sono concordi nell’affermare che la pranoterapia non costituisce materia di fede, non è riconducibile a un dono carismatico e non ha alcun rapporto con le guarigioni che operava Gesù. In questo caso, infatti, il fine ultimo era l’annuncio del Regno di Dio, della salvezza dai peccati e della vita eterna e non la guarigione del singolo.
Come distinguere, allora, il dono carismatico dalla semplice medianità? Negli estratti del XI Corso di base sull’esorcismo a cura del GRIS Nazionale, 5 aprile 2016, la differenza è ben definita: “ il dono carismatico è una grazia passeggera e, quando è concessa, lo è di volta in volta mediante la preghiera”.
