“Un ragazzo di 22 anni originario della Sierra Leone, Alhaji Turay, ha subito un’aggressione razzista da parte di un gruppo di ragazzi che hanno forzato la porta della sua abitazione a Trepuzzi, dove vive e lavora come custode di impianti sportivi, e una volta entrati gli hanno detto «nero, tornate a casa». Quando il ragazzo ha provato a scappare dalla finestra, uno degli aggressori gli ha lanciato una sedia sulla schiena”
“Un calcio in faccia a un clochard, così violento da provocargli una frattura al volto”.
Episodi di violenza nei confronti di chi è ritenuto “un diverso”, sono oramai fatti di cronaca quotidiana.
Oggi è la “giornata della memoria” dedicata al ricordo delle vittime dell’Olocausto, per non dimenticare. A quanto pare, però, i giovani d’oggi stanno lentamente perdendo la percezione di cosa l’odio ha provocato nei fatti raccontati dalla storia, ritenuta “passata” e di poco interesse attuale.
Non hanno più nonni che testimoniano ciò che l’odio ha provocato negli anni ’30 e ’40; hanno genitori che hanno vissuto la loro infanzia in un’epoca di pace e di benessere e che hanno sostituito lentamente il rispetto e l’amore verso il prossimo con quello verso se stesso.
I social hanno fatto il resto.
Chi utilizza quotidianamente questa forma di comunicazione ha modo di costatare come si stia perdendo la capacità di confrontarsi e di accettare opinioni diverse con rispetto e educazione.
Siamo diventati tutti portatori di verità assoluta.
Persino nel mondo cattolico in cui “ama il prossimo come te stesso” dovrebbe essere il pilastro di vita, si stanno formando gruppi in cui il rancore e la rabbia verso chi interpreta il Vangelo in modo diverso dal proprio hanno il sopravvento.
E allora che senso ha ricordare il genocidio nazista se poi non ci fermiamo in questa lotta per il diverso? E con questo non mi riferisco ai migranti ma a ciò che avviene nella quotidianità: nella rabbia contro il vicino o contro chi intralcia il tuo percorso in macchina o contro chi ha opinioni diverse e potrei andare avanti all’infinito.
Che fine ha fatto la gentilezza nei nostri rapporti umani? Se non ci fermiamo a riflettere e non recuperiamo i valori rivolti al bene, il male lentamente inghiottirà la nostra umanità e come scrisse Charles Baudelaire nella poesia introduttiva “Al lettore” del libro “I fiori del male”:
“Scopriamo un fascino nelle cose ripugnanti;
ogni giorno d’un passo, col fetore delle tenebre,
scendiamo verso l’Inferno, senza orrore.”
