
Da sempre il teschio è relazionato con l’idea della morte.
I pirati lo utilizzavano, infatti, nelle loro bandiere per terrorizzare il nemico e indurlo alla resa.
Nel nazismo il simbolo delle “teste di morto”, il Totenkopf, caratterizzava alcuni dei berretti degli ufficiali e dei carristi. Emblema della 3. SS-Panzerdivision “Totenkopf”, noto per essere anche simbolo di tutti gli inquadrati nelle SS-Totenkopfstandarte, i reggimenti a capo dei campi di concentramento nazisti.

Nell’arte, in particolare in quella cristiana, era impiegato come elemento di meditazione sulla morte.
In Messico, addirittura si dedica la festa “Día de los Muertos” o Il Giorno dei Morti, in cui si esorcizza la morte ridendo di essa.
Usato in simboli di rischio chimico e nei cartelli per il trasporto di merci pericolose.
Talvolta rappresentazione della saggezza e dello spirito dell’uomo, come nel caso del suo impiego nella simbologia massonica dove il teschio sovrasta due ossa incrociate o due spade.
Nonostante sia assodato il suo collegamento con la morte e con la transitorietà della vita, da anni assistiamo a un’avanzata del teschio come simbolo nella moda, soprattutto giovanile: colorato, tenebroso, buffo, è protagonista indiscusso nell’abbigliamento, nei tatuaggi e nella realtà ludica.
Lo ritroviamo negli accessori come le spille fosforescenti, negli anelli, nelle collane, negli orecchini, nei gemelli per le camicie. E’ presente nelle cravatte, nel papillon, nelle bretelle, nei foulard, nei berretti, nelle bandane, nei portafogli, nelle borse, negli zaini, nelle scarpe.
Passando agli abiti, il simbolo compare nelle magliette, nelle felpe, negli abiti e nei pantaloni e persino nell’abbigliamento sportivo.
Teschi tempestati di strass e finti diamanti pagati come se fossero veri.
Anche quando facciamo colazione ci delizia del suo volto nelle tazze o mentre studiamo, nelle matite, nelle penne, nei quaderni o mentre parliamo al telefono.
Nei tatuaggi è uno dei simboli preferiti. Nella cute tappezzata di simboli e disegni è sempre dedicato uno spazio, più o meno considerevole, al simbolo della morte per eccellenza.

Che dire dei giochi? Mazzi di carte, giochi da tavolo come Yu–Gi–Oh o Magic ad esempio, giochi di ruolo come Kult, videogiochi come Grim Fandango o Fortnite l’incubo.
Pur essendo talvolta simpatico o allegro, è pur sempre collegato con il simbolo della morte.
Perché allora non sostituirlo con il sole che ci scalda ed è fonte di vita? Perché non tappezzare la vita dei nostri figli con simboli gioiosi?
Non pensate che ce ne sia bisogno?
